“La Siria è proprio da quella parte, a 2500 chilometri che non sono poi così tanti“. Inzia così, indicando il mare e la sua terra, l’incontro di Don Pier Jabloyan con i giovani della diocesi di Chieti-Vasto che hanno partecipato alla Gmg diocesana [LEGGI]. Il sacerdote salesiano è il direttore dell’opera Salesiana di Aleppo, città della Siria dove è nato e cresciuto e dove, dagli anni della guerra, è a servizio dei giovani della sua terra. “Quando, nel 2011, è iniziata la guerra, l’oratorio è diventato un punto di riferimento per tanti giovani e ragazzi. Accogliendo tanti giovani, in tempi molto difficili, dove la morte era seminata in tutta la città, questo oratorio era come un segno di speranza. Facevamo le cose normali, come ogni oratorio salesiano, in tempi non normale“.
[ads_dx]In un Paese ancora con tante difficoltà, dove mancano ancora tante cose essenziali “noi cerchiamo di dare speranza alla Siria. Insieme a noi ci sono tante congregazioni religiose che lavorano in tal senso, così come la chiesa locale. In quella terra Don Bosco parla arabo, è amato e cerchiamo di dare il meglio di noi”.
Ha raccontato ai giovani storie di accoglienza e di speranza. “Non sono qui per creare compassione ma perchè diventi anche un esempio per tanti giovani italiani che vedono i loro coetanei siriani che, nonostante la mancanza delle cose basilari della vita, continuano a voler bene alla vita e vogliono viverla con tanta passione. Racconto di tanti giovani che si buttano nell’aiuto di tanti giovani. Ci sono tante difficoltà che vivono i giovani a tutti i livelli, economiche, di sicurezza, di relazioni, ma mostrano a tutto il mondo che, anche nei momenti difficili, possono essere utili per gli altri. Questa è la forza del dono”.